Il centro storico del comune capoluogo si estende da Piazza Matteotti a Piazza Amendola collegate dal Corso Umberto I. La bellezza del centro è costituita però da tutti i vicoletti che si snodano dal corso principale e che sbucano in tipici slarghi e piazzette che costituiscono i vari rioni vietresi tra cui ad esempio il Rione Casiletti. Tra i numerosi palazzi nobiliari che si affacciano sul Corso Umberto I, vi è il Palazzo D’Avossa, sede del Comune di Vietri sul Mare. L’aula consiliare custodisce preziosi affreschi d’età tardo-barocca che sono stati riportati alla luce da una squadra tutta vietrese: il maestro restauratore Antonio Forcellino coadiuvato da Carmine Brucale. Passeggiando per il corso, noterete come l’entrata di molti di questi palazzi siano caratterizzati da portoni in legno sormontati dalle tipiche “roste” in ferro a coda di pavone di produzione vietrese.
Vietri Capoluogo
Si tratta della piazza d’ingresso del paese sulla quale si affacciano palazzi nobiliari sei-settecenteschi con alcune delle tante botteghe di ceramica che vi accompagneranno per le vie del centro e dal cui belvedere è possibile ammirare i borghi collinari di Vietri a picco sul mare fino a Cetara ed Erchie. In questa piazza si respira l’essenza della cittadina grazie alla collocazione di svariate opere in ceramica: la sirena dell’artista vietrese Luigi Manzo posta all’ingresso della piazza, il famoso “ciucciariello” (asinello) dell’artista vietrese Benvenuto Apicella e la storica fontana del maestro vietrese Francesco Raimondi posti davanti allo storico Palazzo Della Guardia fresco di restauro.
Dedicata a San Giovanni Battista, la chiesa madre di Vietri fu fondata nel X secolo e ristrutturata nel XVII secolo. Sulla facciata possiamo ammirare un pannello di ceramica raffigurante San Giovanni Battista. A sinistra è collocato lo svettante campanile. L’interno custodisce numerose opere di pregio come il bellissimo soffitto a cassettoni in oro zecchino. Per poter ammirare la splendida cupola della chiesa, ornata con luminosi maiolicati di colore verde, giallo e azzurro, bisogna recarsi al belvedere di Piazza Amendola.
Affianco alla chiesa vi è l’arciconfraternita costruita nel 1600. La facciata è decorata da pannelli di ceramica raffiguranti l’Annunciazione, San Michele e San Raffaele, realizzate dal maestro Renato Rossi nel 1931. L’interno è adornato dagli affreschi eseguiti nel 1712 dall’artista beneventano Filippo Pennini e dal pavimento in maiolica del 1800.
Passeggiando per il corso e addentrandosi nei vicoletti, è possibile ammirare le numerose botteghe di ceramica vietrese, ognuna con il suo stile dal classico naif a quelli più moderni o contemporanei. È possibile visionare l’elenco completo delle ceramiche sul portale comunale: https://www.portaleceramicavietri.it/
Di particolare interesse storico-artistico è la facciata della storica fabbrica Pinto realizzata in maiolica con fondo manganese dall’artista Giovannino Carrano nel 1977, medesimo artista della fontana in maiolica nella piazza intitolata a Vincenzo Solimene antistante la fabbrica Solimene.
Di alto valore architettonico è proprio questo edificio che ospita la fabbrica Solimene realizzato dall’architetto torinese Paolo Soleri nel 1954, una delle architetture italiane più significative del ‘900.
Il centro storico di Vietri è un vero e proprio museo a cielo aperto. Passeggiando per le vie del corso e imbattendosi nei caratteristici vicoletti, si incontrano pannelli di ceramica che raffigurano scene di vita quotidiana (pesca, vita nei campi, lavorazione della ceramica). Molti sono i pannelli dedicati alle varie processioni tra cui quella di San Giovanni Battista, santo patrono della cittadina, che si celebra il 24 Giugno: il santo patrono viene portato sulle spalle lungo le strade del centro per benedire tutta la popolazione. Il più grande e particolareggiato è situato all’ingresso del Vicolo Passariello ad opera del maestro F. Raimondi, autore di numerose altre opere tra cui la panchina nel rione Casiletti e le artistiche panchine poste sul molo di Marina di Vietri, ma soprattutto il grande pannello “Amore di Paese” posto nella cosiddetta “curva di Ciccone” in Via Colombo.
Caratteristici anche i pannelli di ceramica posti all’entrata dei negozi con la rappresentazione grafica del commerciante e dei suoi prodotti: sulla facciata di una macelleria è raffigurato il macellaio con gli animali, su quella della pescheria è raffigurato il pescatore sulla barca e così via.
Per quanto riguarda i negozi di ceramica, il pannello all’entrata generalmente racconta lo stile tipico di quella bottega o fabbrica in modo da illustrare al visitatore la tipologia di lavorazione.
C’è poi un pannello molto particolare accanto all’ingresso dell’ascensore che porta alla stazione ferroviaria: il potlatch. Inaugurato nel 2019, è un’opera collettiva che si presenta come un mosaico ceramico “a spezzato”: ogni pezzo, frantumato prima di essere stato posato, è opera di un diverso artista italiano o straniero. L’opera, che si ispira al rito tribale del Potlatch consistente nella rinuncia ai beni individuali a favore della comunità, è stata ideata da Enzo Biffi Gentili, direttore artistico del Premio Internazionale “Viaggio Attraverso la Ceramica”.
Ci sono poi le edicole votive, antichi pannelli in ceramica che raffigurano la Vergine o i Santi che in genere venivano posti lungo i crocevia per indicare la vicinanza a luoghi di culto. Il più antico e rappresentativo risalente al 1608 è posto all’inizio di Via Diego Taiani.
Domenica 1° ottobre 2023, è stata inaugurata la nuova piazza Amendola, per tutti i vietresi “La Piazzetta” il cui restyling è opera degli architetti Alessandro Rosolia e Giancarlo Solimene. Il disegno si ispira ad un’opera di Guido Gambone, uno dei ceramisti che ha subito maggiormente l’influenza del “periodo tedesco”, ed è stato riproposto con la tecnica del cotto cocciopesto. Si tratta dell’opera “Le Sirene”, pannello di ceramica pubblicato su “Arte Decorativa Italiana” nel 1938 quando Gambone aveva 29 anni. Il cocciopesto è un particolare intonaco utilizzato dai romani nelle loro imponenti opere ingegneristiche costituito dall’unione di tre elementi: calce, sabbia e mattoni (o tegole) frantumati e ridotti in polvere. Anche su questa piazza affacciano importanti palazzi tra cui il Palazzo Carrano, monastero nei primi anni del ‘700.
La Villa Comunale sorge all’interno dei giardini di Villa Carosino. La Villa fu donata negli anni 50’ ai Salesiani di San Giovanni Bosco per ospitare un centro oratorio tuttora attivo. Una parte dei giardini furono acquistati dal Comune di Vietri nel 1998 e trasformati in Villa Comunale, un parco che si snoda lungo viali sinuosi adornati da ceramiche dai vividi colori e affacciato sul golfo di Salerno con la splendida vista della costa d’Amalfi e di Salerno con la sua costa sud. Lungo i sentieri alberati, si giunge in un piccolo anfiteatro con sedili in ceramica, scenario di spettacoli e concerti nella stagione estiva. Risalendo per il viale dei poeti, è possibile leggere poesie dedicate a Vietri immortalate su pannelli in ceramica realizzati da artisti vietresi.
La chiesa è stata realizzata nel 1500 ed è posizionata alla fine di un viale che parte dalla Ceramica Solimene dove affacciano numerose ville che rendono il quartiere elegante e panoramico. Con la realizzazione nel 1860 della linea ferrovia, la chiesa venne parzialmente nascosta dal ponte sovrastante. Attualmente viene ora aperta solo per la celebrazione della messa la prima domenica dopo Pasqua in occasione della festa dedicata alla Madonna. Al suo interno si trova il monumento funebre del duca Gerardo Caracciolo, proprietario della sottostante Villa Carosino. Interessante anche l’immagine lapidea quattrocentesca della Madonna in stile orientale.
Dalla ceramica Solimene parte una strada che si sdoppia: da un lato si prosegue verso la Madonna degli Angeli, dall’altro si imbocca un sentiero che porta alla cima del Monte San Liberatore a 466 m s.l.m. Il percorso di trekking è lungo circa 6 km per cui si impiega circa un’ora per raggiungere la vetta. Dopo circa 20 minuti di passeggiata in salita, si giunge alla Valle di Manfredi dove in epoca longobarda si svolgeva il gioco della cattura dei colombi. Da qui, si imbocca una mulattiera per arrivare alla cima dove si trova un’enorme croce luminosa. Poco prima della vetta si incontra il santuario dedicato al Cristo Re Liberatore costruito probabilmente dai greci. Nel XVI secolo, fu fondato un monastero di clausura femminile poi abbandonato per la pericolosa solitudine del luogo. Il monte fu scelto dai tedeschi nel 1943 per controllare il territorio circostante in quanto la vista dalla cima consentiva di spaziare sia sulle zone interne che su quelle riviere dove poi avvenne “lo sbarco degli alleati”.
Nel 1999 Ferdinando Ciafrone decide di creare un presepe nel rione Palazzine insieme a Domenico D’Acunto, meglio conosciuto come Mimì Zigozzell. Nel 2017 a seguito della morte di Ferdinando Ciafrone, il presepe viene restaurato dai maestri Giuseppe Fasano, Nicola Stabile e Lucio Candelora grazie alle offerte dei cittadini e al contributo economico dell’amministrazione.